Luca ha deciso di raccontarsi e lo ha fatto nel podcast di Davide Cervellin.
Per chi ancora non lo conoscesse, Davide Cervellin è un Analytic Leader, nominato per due anni consecutivi come una delle persone più influenti nel Data Driven Business.
Davide è anche autore di un libro e un programma di podcast chiamato Office of Cards: una pratica guida per ottenere felicità e successo nelle aziende (ma anche nella vita), come recita il sottotitolo.
In questo episodio, che per la ricchezza di informazioni è stato suddiviso in due puntate, Luca Pagni racconta il suo interessantissimo percorso di carriera che, unito alla forte esperienza del padre Adriano Pagni, ha fatto di Cy.Pag. un punto di riferimento per molti player dell’automazione industriale.
Ascolta la puntata n°1
Ascolta la puntata n°2
(ma la trovi anche su iTunes, Google Play e i principali programmi di contenuti audio)
Riportiamo alcuni dei momenti più interessanti dell’intervista.
D. Luca, raccontaci la tua vita post-studi
L. Nel 1987, durante gli studi superiori, sono stato in America a trascorrere un anno presso una famiglia del posto. Questa è stata senza dubbio l’esperienza che, per prima, mi ha fatto capire tante cose nella mia vita.
Come puoi immaginare, nel 1987 non c’era la possibilità di usare internet e questo ha comportato l’essere catapultato in un’altra parte del mondo e non avere praticamente contatti con la famiglia se non tramite brevi costosissime telefonate e lettere che non sapevi mai se sarebbero arrivate a destinazione.
Ho voluto fare questa esperienza perchè il posto dove vivevo, Como, mi stava stretto. Sentivo il bisogno di vedere qualcosa di più. Non è stata una scelta facile per la mia famiglia, ho litigato con i miei genitori che non avevano molta voglia di farmi partire (sono figlio unico), ma non avevo intenzione di rinunciare, avevo capito che sarebbe stata un esperienza unica e così è stato.
Di questa esperienza, la difficoltà più grossa è stata adattarsi, una volta tornato, alla vita che avevo lasciato.
Successivamente sono entrato a studiare in Bocconi e, come tanti miei colleghi, poco prima della laurea si è presentata la scelta del militare. Decido che voglio vagliare altre possibilità e nel 1996 parto per la Germania.
In Germania mi era stato offerto un posto nell’azienda del socio di mio padre che si trova vicino a Francoforte, per il periodo di un anno. Non sapevo cosa sarei andato a fare e non parlavo il tedesco.
L’esperienza si è rivelata interessante, il mio primo lavoro era quelli di emettere ordini ai fornitori, lavoro che ho imparato in 3 giorni e subito mi sono reso conto che sarebbe stato molto noioso, quindi ho iniziato a studiare la lingua e mi sono inventato altre attività da fare all’interno dell’azienda.
Nel 1996 c’erano sistemi informatici abbastanza vecchi, con dei banali calcoli sono riuscito a ottimizzare il magazzino e in questo modo mi sono inventato un ruolo all’interno dell’azienda.
<<Trovare problemi e proporre soluzioni: questo approccio proattivo ha permesso di trovare nuovi stimoli all’interno dell’azienda.>>
Da questa esperienza mi porto a casa la cultura tedesca per il lavoro.
Quando si lavora con altre culture, è fondamentale avere un approccio di grande umiltà per capire la persona che hai di fronte, non bisogna però sacrificare la propria autenticità e provare ad essere qualcun altro a seconda della persona che hai davanti.
Questa è una regola se vuoi creare dei rapporti di fiducia.
Successivamente sono tornato in Italia e ho iniziato a cercare lavoro.
Ho fatto tanti colloqui, alcuni li definirei surreali, poi sono finito in Johnson Vax, azienda multinazionale dove ho avuto la fortuna di entrare nelle vendite, e ho colto subito la possibilità di sporcarmi le mani con un lavoro operativo.
Partire dal basso è utile, devi conoscere l’ABC. Il tempo per fare grandi cose sarebbe arrivato.
In Johnson Vax, dopo un anno e mezzo ho avuto la fortuna di bruciare le tappe e vado a rispondere direttamente al direttore vendite, anche se dopo non molto tempo diedi le dimissioni perchè avevo toccato con mano la politica di una grande multinazionale.
Questo per me è stato un momento decisivo, ho capito che bisogna essere politici ma soprattutto ho capito che quello non era un ambiente per me..
Un giorno torno a casa e dico a mio moglie che non volevo fare quel tipo di vita e decidiamo di andare a vivere in Norvegia. Sentivo il bisogno di trovare equilibrio tra la mia vita privata e le giornate di lavoro.
Sapevo che la Norvegia era un paese con un maggiore equilibrio tra la vita privata e lavorativa e quindi ho deciso che ci saremmo trasferiti lì.
<<Molte persone non hanno la lucidità di mettere in discussione le cose che vanno bene, si tende a ragionare su ciò che si può ottenere oggi, senza pensare a dove mi porterà domani ciò che sto facendo oggi>>
<<Nessuna parte della nostra vita, nemmeno quelle che funzionano, devono mai essere messe in discussione perché c’è sempre margine di miglioramento.>>
In Norvegia non sapevo cosa avrei fatto.
Sono andato a lavorare in una società di IT dove ho fatto delle belle esperienze ma nel 2001 c’è stata una crisi e hanno licenziato mezza azienda, tra cui me.
Il mio licenziamento è avvenuto una settimana dopo aver brindato per aver ricevuto una promozione. Una grandissima batosta, ma se mi guardo indietro, mi ha aiutato tantissimo.
<<Fai errori, abbi il coraggio di farli, ma impara sempre da questi>>
Nel mondo del lavoro c’è anche la brutta gente e bisogna sapersi comportare. Fare errori è normale e nel mondo del lavoro purtroppo li paghi più di quando dovresti.
<<La differenza tra una persona intelligente e una meno intelligente è la sua reazione di fronte agli errori.>>
Come un pugile un po’ rintronato, mi rialzo, e vado in una start-up di amici. La loro azienda lavorava con la Cina e offriva consulenza informatica in Europa.
E’ stata un’esperienza molto utile ma non avevamo un business case forte, le cose non andavano bene e il livello di stress era molto alto. Questa esperienza è durata 5 anni.
<<lo stress fa bene e ce l’abbiamo per aiutarci a reagire nei momenti importanti, ma se è 24h al giorno, per settimane/mesi o anni, ti uccide>>
Mi sono licenziato e nel periodo di preavviso mi sono visto costretto a licenziare a mia volta delle persone, esperienza tostissima ma siamo rimasti amici, quindi devo averlo fatto in maniera decente.
A questo punto c’è un colpo di scena!
Era arrivato il momento di decidere: iniziavo a diventare quarantenne e dovevo scegliere se fare il figlio che va per la sua strada o prendere in mano l’azienda di famiglia pur vivendo in Norvegia.
Ci ho messo mesi a rispondermi, sapevo che sarebbe stata l’ultima decisione di carriera, difficilmente dopo torni indietro.
Prima di prendere una decisione, ho analizzato con cautela l’azienda di famiglia, mi sono fatto consegnare i bilanci da mio papà, ho studiato i prodotti e dopo essermi accertato della buona salute dell’azienda, ho proposto a mio papà di poter collaborare perché, a quel punto, ero qualificato per entrare in azienda.
Arrivavo da situazioni incredibili, progetti di software che vanno sui caccia…e la prima cosa che succede, appena entro in azienda è che mio papà mi taglia lo stipendio del 30%. Non mi sono lamentato perchè volevo dimostrare che non era una questione di soldi.
Mi trovavo in una situazione interessante, il mio obiettivo era quello di portare il mio contributo in una azienda con un grande potenziale ma anche tante minacce.
Prima di andare a lavorare nell’azienda di papà voglio capire di cosa stiamo parlando e qual’è lo stato finanziario. Per prendere una decisione, ho chiesto anche il parere ad amici e conoscenti.
<<Di fronte a una scelta così importante, dove la componente emotiva è enorme, è fondamentale chiedere feedback ad amici e parenti>>
Sono il figlio del capo ma voglio imparare come funziona.
Avevo già in mente piani di lunghissimo termine, che erano quelli di avere una struttura organizzativa aziendale che potesse funzionare nonostante io non sia fisicamente in azienda.
Sono entrato dapprima come product manager, poi come responsabile finanziario e solo ad ottobre scorso come top manager.
Solo perchè non sono fisicamente in azienda non significa che non la posso gestire.
Una delle mie sfide principali è quella di cambiare la cultura aziendale, consapevole che
la ricetta che ci ha portato al successo oggi è la stessa che ci porterà all’inferno se non guardiamo cosa succede fuori
D. dove pensi che siano oggi le PMI italiane
L. la cosa positiva è che di base noi italiani siamo bravi, siamo persone creative, figure imprenditoriali, interessate e interessanti.
A livello politico ci si spara addosso, c’è pessimismo, ma io credo che ci siano ancora risorse eccellenti, risorse che però purtroppo emigrano.
Le aziende italiane hanno capacità di export molto forti, molto più forti anche rispetto ad altri paesi e c’è tanta voglia di lavorare, la mia azienda ad esempio ha dei lavoratori eccellenti con una forte etica lavorativa. All’estero non sempre è così.
Ci sono però anche gravi minacce e debolezze.
PRIMA: La PMI italiana, spesso, non conosce la finanza, e con quello che succede oggi rischi anche se fai profitti, vai in fallimenti in pochissimo tempo.
Conosco casi di aziende super che nel giro di poco sono fallite perché non hanno tenuto conto degli aspetti finanziari.
<<Non appoggiarti solo al tuo commercialista ma valuta di prendere una persona come consulente esterno e fagli guardare i numeri>>
SECONDA: Bisogna porre l’attenzione al marketing perchè le nostre aziende italiane, in media, il marketing non sanno nemmeno cosa sia. Molto aziende pensano che non serva a nulla. Nel frattempo, però, molte aziende di altri paesi si stanno posizionando meglio indipendentemente dalla qualità del prodotto.
Il marketing è un tema ampio, dove la PMI italiana deve darsi da fare.
<< Attenzione: il marketing non è fare la fiera o sparare la newsletter!>>
La TERZA cosa su cui sono carenti le aziende italiane, sono le Risorse Umane.
Ma HR vuol dire tante cose.
Di recente ho fatto un discorso in azienda e ho messo un sistema di valutazione del personale, in base a dei valori. Dare valori all’azienda è un modo per far capire a tutti chi siamo.
Farai sempre errori ma se ti comporti secondo i nostri valori, sarai sempre premiato in Cy.Pag.
<<Le persone non si devono motivare, la motivazione deve arrivare da dentro>>
<<Nessuno può convincere un’altra persona a cambiare, ciascuno protegge le sue porte del cambiamento e quelle porte possono essere aperte soltanto dall’interno. >>
Da le 7 regole per avere successo di S. R. Covey
QUARTO: se proprio devo aggiungere un altro aspetto dove le PMI sono deboli, è sicuramente in data analysis. Nel nostro armadio, su questo aspetto, ho trovato diversi scheletri.
Dopo 3 anni che ero in azienda, era arrivato il momento di impostare una forma di processo più rigorosa: ho proposto/imposto di acquistare SAP ed è stata una mossa vincente. Quasi tutti mi hanno detto di essere una mosca bianca perché nessuno l’aveva fatto finora.
È stato un impegno importante, ma abbiamo un IT manager molto bravo e adesso è una base senza la quale oggi non avremmo possibilità di fare quello che facciamo.
Oggi, senza l’automazione dei processi, non sapremo dove saremmo, sarebbe un caos senza fine.
Conclusione
L’intervista completa è piena di aneddoti e suggerimenti che renderebbero questo articolo troppo lungo per poterli riportare tutti.
Ti consiglio di ascoltarla perchè termina con una serie di consigli pratici per essere più produttivi; sentirai infatti parlare di STRAVA, l’applicazione che ha stimolato i dipendenti Cy.Pag. a fare più sport, ma sentirai parlare anche di BLINKIST alleato per essere sempre sul pezzo su qualsiasi argomento.
Il futuro di Cy.Pag. è ancora tutto da costruire, se ti è piaciuta questa storia non perderti il finale.
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